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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
 
 
Articoli del 12/07/2010

Di R. Di Giovacchino (pubblicato @ 13:44:27 in La finestra sul cortile, linkato 1781 volte)
Qualcuno lo aveva previsto. L'inchiesta sull'eolico e il suo fondo melmoso coinvolgerà i piani alti della politica, da palazzo Chigi al ministero della Giustizia.. Niente e nessuno si salverà.. Ed è quanto sta avvenendo in queste ore. La notizia che anche Denis Verdini, il numero tre del Pdl, sia iscritto sul registro degli indagati per appartenenza alla nuova P2 (o P3 come qualcuno la chiama) ha provocato un terremoto politico e siamo soltanto agli inizi. Ieri sera si è dimesso dalla carica di assessore regionale della Campania Ernesto Sica, il quinto ad essere finora indagato per associazione segreta. La sua posizione era ormai incompatibile con quella del governatore Caldoro nei confronti del quale- a quanto si apprende dall'ordinanza- avrebbe ordito un vero e proprio complotto, accompagnato da dossier diffamanti su presunte abitudini sessuali. Caldoro aveva il solo torto di essere stato prescelto dal Pdl come candidato per la Campania dopo che era venuta meno quella di Cosentino, non per motivi di conto ma per una richiesta di arresto per colluzione con la camorra. Ma Cosentino era il candidato gradito da Flavio Carboni, andava salvato.

Si è dimesso anche l'avvocato generale della Cassazione Antonio Martone. Anzi, a quanto si è appreso i n ambienti del Csm, come si usa ha chiesto il pensionamento anticipato. Martone, la sera del 23 settembre 2009, partecipò al simpatico incontro conviviale in casa di Verdini, per discutere assieme a Carboni e soci, al capo degli ispettori di via Arenula Arcibaldo Miller e al presidente della Cassazione Giuseppe Carbone, quale fosse la strada per impedire che la Corte Costituzionale bocciasse il Lodo Alfano. Progetto fallito, come si sa, ma si sa anche quanto il povero Pasqualino (alias Lombardi) si sia adoperato per convincere Mirabelli e il gruppo di “incerti” la cui lista veniva dall'interno della Consulta. Non si è dimesso invece il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, e neppure Ignazio Farris, ma qualcuno già lo chiede. Per ora è il presidente dei Verdi Angelo Bonelli: “Il presidente della Regione dovrebbe dimettersi immediatamente. E non si riesce a comprendere per quale ragione il capo dell'Agenzia ambientale sarda sia ancora al suo posto. Quello che emerge dall'inchiesta è semplicemente vergognoso”.

L'onda fangosa sfiora i piani alti, e si prevede il peggio quando si conoscerà il contenuto delle intercettazioni secretate. Duemila pagine. Non sfugge che Denis Verdini, da Fivizzano, abbia avuto un ruolo centrale nel criminoso progetto legato agli impianti eolici. Criminoso per gli interessi occulti che nasconde, per la qualità di imprese infiltrate dalla criminalità organizzata, ma soprattutto per il ruolo offerto a Carboni come contropartita nell'intreccio di favori, dati e ricevuti. La capacità, che l'ex faccendiere piduista ha sempre avuto nel tessere importanti relazioni, questa volta conduce a palazzo Chigi. Può soprendere, ma sotto tiro è Gianni Letta, il grand commis di molti governi, le cui radici affondano nella prima Repubblica e in quei rapporti privilegiati con oltretevere che fanno di lui l'erede di Andreotti e quindi un sistema di potere solido e collaudato che va al di là del rapporto fiduciario con Berlusconi. Tale, dicevano, da poter sopravvivere al suo declino, Invece i fatti avvenuti negli ultimi mesi dimostrano che non è così. E non soltanto per i guai che possono derivargli dal rapporto privilegiato con Verdini. L'ombra della massoneria che emana dal coordinatore nazionale del Pdl rischia di estendersi a tutto il sistema malmostoso che abbiamo già incontrato nell'inchiesta sui Grandi Appalti della Protezione civile, dove ancora incontriamo Verdini. Questa volta non alle prese con gli impianti eolici ma con il disastro del post- terremoto e dei troppi aspiranti a spartirsi l'immensa torta degli affari. A partire dal suo amico-socio Riccardo Fusi, in combutta anche lui con i napoletani, con quel Piscicelli detto “lo sciacallo” per le risate nella notte in cui l'Aquila veniva seppellita dalle macerie. Un disastro che inghiotte l'astro più splendente della galassia Letta e cioè Guido Bertolaso, la cui immagine di Superman è affogata nei poco limpidi rapporti con il costruttore Anemone.
Voltiamo lo sguardo e troviamo la Finmeccanica dove dopo l'arresto di Marco Cola, outsider della terza industria italiana, molto critica appare la posizione del presidente Guarguaglini, altro uomo amato da Letta. Cosa sta accadendo? A chiederselo è anche il procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso e la sua risposta non è rassicurante. “Qualcuno oggi può dire: ma si tratta di lobby...Bisogna vedere se questa attività lobbystica mette o no in pericolo la democrazia e l'uguaglianza dei cittadini. E se c'è la volontà politica di perseguire questo fenomeno”.

Lo scambio di favori è presente in ogni relazione pubblica, lamenta Luigi de Magistris, eurodeputato dell'Idv: “L'inchiesta della Procura di Roma porta alla luce l'esistenza di una cricca massonico-piduista che conferma quanto sia radicato nel nostro Paese un do ut des criminale ed eversivo”. Interviene anche il consigliere del Csm Livio Pepino: “In diverse procedure di nomine di magistrati ci furono avvisaglie di opacità e pressioni, io fui tra quelli che lo segnalarono”. Preoccupa il silenzio del governo, Dice Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei valori: “.
Nessun membro dell'esecutivo, compreso il ministro Alfano, ha sentito il dovere di spendere una sola parola. In altri tempi grazie all'impegno di Tina Anselmi, si riuscì ad approvare una legge contro la P2. Oggi, invece, la maggioranza è coinvolta in affari che confermano l' intreccio perverso tra politica,.mafia e massoneria”.
 
Di R. Di Giovacchino (pubblicato @ 13:41:24 in La finestra sul cortile, linkato 5310 volte)
Classe 1932, la pelle liscia come il guscio di un uovo, il passo agile e felpato, lo sguardo sornione del bon-vivant e sulla bocca un eterno, accattivante sorriso.. Anche giovedì mattina, quando per l'ennesima volta Flavio Carboni ha salito i tre gradini che portano a Regina Coeli, nessuno avrebbe detto che sono passati quasi trent'anni dal crack dell'Ambrosiano. Processo per il quale ha subito la prima, e in definitiva unica, condanna a otto anni e sei mesi di carcere. Il tempo è scivolato leggero su quest'uomo da sempre considerato il comune denominatore dei misteri d'Italia. Tragiche vicende che non lo hanno scalfito, dalle quali è anzi uscito più ricco e potente e perfino più giovane ora che è sparito dalla sua fronte quell'orrido toupet rossiccio. Al suo posto sono spuntati capelli nuovi, di un discreto colore castano, appena brizzolati. Un patto con il Diavolo? In realtà se il diavolo esistesse avrebbe l'aspetto docile e i modi insinuanti di Flavio Carboni. Uno che appena ti si mette accanto, ti prende sottobraccio. Come accadde a Ciriaco De Mita, durante un congresso della Dc all' Eur. La foto provocò scalpore, il faccendiere sardo all'inizio degli anni Ottanta aveva già una pessima fama, anche se ancora non era sospettato di aver ucciso Roberto Calvi, impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra il 18 giugno 1982. “Lo conoscevo appena”, raccontò De Mita. 

Ma un filo lega quella lontana foto a una vicenda che troviamo nell'ordinanza d' arresto che indica Carboni erede di Gelli. Dalle colorite telefonate tra Pasquale Lombardi e l'assessore regionale Ernesto Sica emerge un patto fortissimo nel tentativo di screditare Raffaele Caldoro, candidato alla Regione Campania. Un patto in difesa di Cosentino, bruciato per collusioni con la camorra. Nessuno era mai riuscito a spiegarsi perché Sica fosse stato imposto a Caldoro da Berlusconi stesso. Non era una velina e neppure un fedelissimo, anzi un ex Pd, area Margherita, nato giovanissimo come demitiano. La strana alleanza ha una sola spiegazione: Sica è amico di Carboni. Forse lo è diventato nel periodo della foto. Tutto torna utile.Carboni è così, ti si mette accanto e ti propone la soluzione giusta: aree edificabili, pale eoliche o festini con ragazze. All'epoca aveva un segretario, Emilio Pellicani, ormai morto da tempo. Il poveretto fu messo sotto torchio, prima dal pm Sica, poi da Tina Anselmi, presidente della commissione d'inchiesta sulla loggia P2. Pellicani ammise che il principale aveva un debole per le ragazze e per la cocaina. Era anche un pass partout per stringere amicizie importanti. E Flavio di amici importanti ne ha sempre avuti, in ogni ambiente. Dal milieau della mala romana al Vaticano, in politica come nella massoneria. Era amico di Domenico Balducci, il primo capo della Magliana (poi ucciso da Pippo Calò) ma anche di monsignor Pavel Hnilicaad, alto prelato dello Ior, cui vendette i documenti della borsa di Calvi. Reato di ricettazione dal quale fu assolto.

Forte era il legame con Armando Corona, maestro del Grande Oriente d'Italia, come lui nativo di Sardegna. E sardo è anche l'attuale presidente dell'Antimafia Beppe Pisanu, che per un certo periodo Carboni ha frequentato. Amicizie anche trasversali come quella con l'editore Caracciolo, con cui condivideva la passione per le belle donne. L'amicizia con Marcello Dell'Utri è il filo conduttore di molte inchieste, anche l'ultima, e risale ai tempi di Olbia 2 quando- e di questo Carboni si è sempre vantato- il Cavaliere approdò in Sardegna. Fu lui in seguito a vendergli Villa Certosa. Nei primi anni Ottanta il faccendiere era di casa negli uffici di via dell'Anima dove a curare gli affari era il fratello Paolo. Con Dell'Utri i rapporti si sono fatti sempre più stretti, non a caso il figlio Marco ha lavorato in Publitalia. Narra la legenda che quando il pm Woodkock lo fece arrestare- come il padre aveva la passione per i festini- Marco fosse fidanzato con Mara Carfagna.

Le mille vite di Flavio Carboni in un modo o nell'altro finiscono per intrecciarsi con il potere, anche con il suo lato più oscuro. La partita più pericolosa fu quella che giocò attorno a Roberto Calvi. Nell'ultima estate di vita fece di tutto per farsi invitare nella villa di Cabassi dove, dopo i mesi trascorsi nel carcere di Lodi, Calvi cercava di riposarsi in compagnia della moglie, di Francesco Pazienza e della sua fidanzata Marina de Laurentis. Alla fine si fece annunciare da una gigantesca forma di pecorino. Ma per conquistare la fiducia del banchiere fu necessario presentargli Armando Corona, Calvi era convinto in quel periodo di essere spacciato senza l'aiuto della massoneria. Poi il viaggio a Londra, il ritorno in compagnia soltanto della borsa, l'accusa di omicidio fino all'assoluzione due mesi fa in appello. Ha rischiato l'ergastolo, ma in quel momento aveva altro per la testa. A preoccuparlo era l'inchiesta sull'eolico che stava portando a galla la sua nuova vita. Non troppo diversa dalla vecchia. Nel lungo interrogatorio di ieri pomeriggio, come sempre, ha cercato di smussare, minimizzare. Ma Carboni per l'accusa resta crocevia di trattative segrete, mediatore di poteri occulti, referente di politici, imprenditori e criminali.
 

Fotografie del 12/07/2010

Nessuna fotografia trovata.
 


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